Raramente un’epoca si è sentita così “spassionata” come la nostra.
Le passioni sembrano aver esaurito la loro funzione, le scelte avvengono più per un calcolo della convenienza che per un impeto appassionato, come se la fonte delle emozioni si fosse inaridita e nessuno credesse più alla possibilità di mutare l’esistente. Così, capita spesso di sentirsi “stranieri nella propria vita”, nei margini angusti di scelte che non sono le proprie, in un tempo piatto e avvilente, atrofico e inespressivo, scivolando ora nella noia ora nella depressione.

Dov’è finita la passione oggi?

Eppure le passioni orientano ancora la riflessione e l’agire umano, sono bussole ideali anche inconsce, viscerali, nella ricerca delle energie e degli orizzonti.

Ma l’uomo del presente, sempre più nevrotico “Bianconiglio” oppresso dai dettami del produttivismo esasperato e dell’“imperialismo scientifico”, pare quasi arrendersi ad una sorta di “anti-bellezza” che lo relega nell’appiattimento banale, nella mediocrità dell’esistere. Quel sano realismo quale monito imperante e prudente che invita ad accontentarsi, a non rischiare, a subire la realtà nel suo spessore più opaco, costringe il pensiero a recintare il campo fittissimo dei significati della passione, sacrificandola o screditandola in quanto virtù elusiva e “volatile”, esercizio forse di istintuali (e forse disadattati) idealisti.

E dunque, malauguratamente, tra le innumerevoli prudenze si scorgono le tracce di una disposizione d’animo fin troppo refrattaria a certi voli della passione, appannaggio di pochi e che in troppi anestetizzano. Come se “volare”, appunto, desiderare andare verso i propri ideali vivendo intensamente, fosse un’ambizione scomoda, qualcosa che in fondo la Vita concede solo a chi se la può permettere; o come se, in fondo, non portasse a nulla di buono, piuttosto riservasse contrappassi imprevedibili e sofferenze ineludibili.

L’anelito a “ciò che appassiona” resta così in uno spazio mentale, soffocato, come un piccolo parassita che tesse il bozzolo di una mentalità disfattista e lamentosa, inducendo ad un auto-paralisi o ad un agire senza sosta ma svuotato di ogni nucleo di piacere e soddisfazione. E troppo spesso, ad un bilancio onesto, ci si accorge di aver affrontato fette di vita con eccessiva serietà e disinteresse, filtrando e rimodellando ogni slancio o pensiero col cesello angusto della razionalità, o mantenendosi in uno stato di indifferenza emotiva o di paura – quella paura di non riuscire (o di riuscire?) ad essere ciò che si sogna.

Cos’è la Passione?

Eppure, la passione è tutt’altro che “improduttiva”. Non a caso, si dice che accende chi la prova: chi nutre e coltiva una passione o chi ha una volontà forte per quel che desidera ottenere, e non lascia che altri o un pensiero castrante intacchino le sue immagini interiori, riesce il più delle volte ad ottenere quel che desidera.

La passione è un sentire rotondo, una fiamma che dona impeto e motivazione, un senso interiore di desiderio e slancio che pervade e diventa Forza; essa consente alle emozioni più estatiche e ispirate, di apparire con maggior frequenza nella vita quotidiana. Che si manifesti in un amore intenso e passionale, o nell’estasi creativa, in un passatempo, nella musica, nell’arte, in uno sport o nel giardinaggio, ovunque essa trovi un terreno fertile, è un seme che va percepito e coltivato con la massima cura possibile: contiene, infatti, una grande quantità di energia vitale; lo stato di gioia e beatitudine che regala, inoltre, vale il prezzo della fatica.

Non va, dunque, fraintesa e scambiata per sterile languore, non è struggimento dell’anima o abbandono tumultuoso e disordinato; è forza del cuore, sua animazione, risveglio propulsivo.

Tutti ricerchiamo gioia e felicità come scopo del nostro esistere, ma spesso non ci troviamo nelle condizioni mentali adatte quando esse si manifestano. Ebbene, gioia ed estasi vengono dall’interno, dalla nostra Essenza spirituale, ed una delle chiavi per riconoscerle ed essere pronti ad accoglierle, consiste proprio nel mettere più passione nelle nostre esistenze. Nella vita amorosa e sessuale, certo, ma anche nel divertimento, nel lavoro per cui si ha una vocazione, in tutti i campi e i casi in cui si percepisce la meraviglia di essere vivi e parte di quest’universo.

Facile a dirsi, ma…

Come fare per “accendere” la Passione?

Ecco alcune possibili strategie per recuperare la fertile dimensione della passione nelle proprie esistenze.

1) Porsi in ascolto
In primo luogo, è fondamentale mettersi in ascolto di sé. Di quello che “accende” dentro; di ciò che procura gioia e beatitudine. Proprio questo è il lavoro più difficile, persi come si è nel rumore del mondo, in quel folle correre quotidiano, utilitaristico e mercificante. Concedersi il tempo di prendere nota dei propri sentimenti di passione, diventa invece un contatto essenziale con se stessi, che difende dall’estraneità, che fa sentire “a casa” presso di sé. Chiedersi allora “che cosa amo fare davvero?”; “che cosa apprezzo profondamente?”, “che cosa mi fa sentire vivo?” è un esercizio veramente importante. E nelle eventuali risposte, un campanello interno può risuonare e, in genere, suona forte e chiaro.

2) Confidare in un Piano divino
In secondo luogo, occorre riconoscere di far parte di un universo benevolo e gioioso. Per quanto dura e faticosa possa sembrare la vita, siamo tutti parte di un Disegno ben più vasto, un Piano divino straordinario, che sa quel che fa e dove vuole condurci. Dunque bisognerebbe confidare e affidarsi, liberando la passione dai suoi gioghi castranti e razionalistici e guardando alla vita come ad una sorta di viaggio verso lo svelarsi senza più riserve della regola d’amore e della bellezza che la governa, custodendone il significato più autentico.

3) Utilizzare il potere delle immagini
Quale strategia concreta, può essere utile trasformare i propri sogni e desideri in immagini, che sono il nucleo e il linguaggio profondo dell’anima, e usarle come “carica-batterie” nelle proprie giornate; così è come sbloccare, estrarre da un desiderio tutta l’energia vitale che contiene, distillandola in un’immagine pura e lasciando che questa inizi ad agire dall’interno, risuonando dentro di sé. Contemplare delle immagini ad occhi chiusi, magari nel silenzio, nel proprio spazio interiore, lasciando che evochino sensazioni, ricordi, intuizioni, è una pratica preziosa che, alla lunga, può sfrondare il campo da esitazioni e pensieri negativi, preparando il terreno per far fiorire delle “buone idee” e, al momento giusto, le proprie passioni.

Può essere anche utile immaginare se stessi alle prese con ciò che appassiona, visualizzandosi all’interno di una scena e cercando di definire più dettagli possibili, fino a lasciar sfumare l’immagine, come se sbiadisse lentamente nello schermo della mente.

4) Permettersi, senza giudizio, il piacere di una passione
Infine, occorre permettersi di essere una persona appassionata: appassionarsi a tutto quel che si desidera, imbavagliando critici interiori ed esteriori, non lasciando che interferiscano. Una passione, per quanto ad altri possa apparire strana o bizzarra o perfino insana o immorale, a meno che non sia un crimine, è sempre “giusta” per se stessi. Se si dà spazio alle proprie emozioni più estatiche o romantiche, se si ricerca o si prova gioia, perché trattenersi, perché vergognarsi di vivere tutto questo ed esprimerlo? La gioia è il frutto dello Spirito: perché rifiutarlo? Perché tanti giudizi, remore, pudore o sensi di colpa nel concederselo?

5) Mettere più passione nelle attività quotidiane
Se oggi non riusciamo a vivere un’esistenza come se fosse l’ultimo giorno sulla Terra che ci resta da vivere, è comunque possibile mettere più gioia in ogni giorno, versarci dentro un granello di passione alla volta, finché non diventa più “saporito” e degno di essere vissuto. Parafrasando un celebre aforisma: “se non puoi fare ciò che vuoi, prova ad amare ciò che fai”.

Contattare un nucleo di entusiasmo che viene da dentro, e che porta a compiere le piccole azioni di ogni giorno con maggior trasporto e consapevolezza, restando dentro l’attimo, nel flusso, può aprire la porta a correnti sottili di piacere e soddisfazione, fino a slanci e desideri più autentici.

Anche solo condividere una passione o semplicemente parlarne, porta già in un altro spazio, che è anticamera di gioia. E parimenti, dire spesso a chi si ama quel che si prova nei suoi confronti, può dare l’opportunità di condividere il proprio sentire e, così, di amplificarlo.

Conclusione

È dunque possibile rieducare e rieducarsi alla passione, al tocco sublime dell’entusiasmo, all’emozione dello slancio capace di creare e rigenerare l’esistente; giacché ogni forma della passione, che è poi pienezza del vivere, riconosce e prefigura un altro tempo, un’altra dimensione, una diversa misura dell’esistere. Nella scia vibrante di una passione, ci è dato infatti sentire, assaporare l’attimo, fiorire, conoscere emozionandoci, intravedere la perfezione e la letizia di un orizzonte più vero e più profondo, che ci rivela a noi stessi.

Valentina Fonte, PhD

 

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